Lungo il reticolo idrico, tra le rogge o i fossi e i campi coltivati sono presenti siepi, filari, fasce boscate e vegetazione ripariale.
Una zona ripariale (chiamata anche fascia tampone) corrisponde all’interfaccia tra la terra e un corpo acqueo che scorre in superficie; le comunità vegetali che vi risiedono sono chiamate appunto vegetazione ripariale e sono caratterizzate da piante igrofile (piante terrestri che vivono e si sviluppano normalmente solo in ambienti con suolo permanentemente ricco di acqua e atmosfera sempre satura di umidità).
Le zone ripariali rivestono un importante significato nell’ecologia, nella gestione ambientale e nell’ingegneria civile grazie al loro ruolo nella conservazione del suolo, nella biodiversità e nell’influenza che hanno sugli ecosistemi acquatici.

Le fasce tampone arborate sono particolarmente efficaci nell’assorbimento dei nutrienti dilavati dai terreni agricoli e per intrappolare i sedimenti e i contaminanti ad esso associati.
Esse forniscono riparo e cibo per molti animali acquatici, nonché ombra che è una parte importante della regolazione della temperatura dei corsi d’acqua.
Queste aree sono composte in prevalenza da specie arboree alloctone come la robinia (Robinia pseudoacacia) e il platano (Platanus) e, in subordine, da specie arboree originarie quali salice bianco (Salix alba), acero campestre (Acer campestre), pioppo bianco (Populus alba), olmo campestre (Ulmus minor) e da arbusti come sanguinello o corniolo sanguinello (Cornus sanguinea), sambuco (Sambucus nigra), biancospino (Crataegus monogyna), rovo (Rubus ulmifolius), pruno (Prunus), rosa canina (Rosa canina).
Lungo le sponde dei corsi d’acqua prevalgono comunque aree boscate composte da specie idrofile a prevalenza di ontano e salici.
Un tempo le siepi (formate da una densa vegetazione di cespugli bassi e alti, con singoli alberi e da uno strato erbaceo) erano molto presenti nelle nostre campagne e venivano utilizzate come confini naturali e come barriere frangivento; l’agricoltura industriale le ha quasi ovunque sacrificate.

(testo Maddalena Tommasone | ambiente@nocetum.it)