Il parco della Vettabbia è attraversato da diverse vie d’acqua tra cui la Roggia della Vettabbia, la Roggia dell’Accesio, la roggia Macconago, il Fontanile Cascine Nuove, il Fontanile Tecchione, il Cavo Comelli e la Roggia Carpana.
Nei dintorni, a perimetro del parco, la Roggia Martina, la Roggia Porcheria e il Cavo Melzo.
Tali corsi d’acqua presentano un grado di artificializzazione piuttosto elevato in quanto il ruolo principale di questi corsi d’acqua è sempre stato legato all’irrigazione dei campi circostanti.
Il progetto di rinaturalizzazione in atto sta portando al progressivo ripristino dei meandri naturali e di un percorso meno rettificato al fine di aumentare la diversificazione ambientale a favore di comunità acquatiche più strutturate e funzionali. Le sponde dei corsi d’acqua sono ricoperte da una fascia di vegetazione spondale, vegetazione riparia o da siepi caratterizzate dalla presenza di vegetazione tipica delle zone umide composta da pioppi bianchi e neri, salici e ontani neri.
La vegetazione riparia svolge un ruolo fondamentale nel consolidamento delle sponde, nella riduzione dell’erosione e nella rimozione dei carichi inquinanti, ma è anche importante in quanto costituisce habitat importantissimi per la fauna selvatica ed acquatica, con conseguente aumento della biodiversità nei corsi d’acqua.
Laddove non sorge una vegetazione troppo fitta, è possibile trovare canneti ai bordi degli specchi d’acqua più profondi, composti da varie specie vegetali quali cannuccia palustre (phragmites australis), tifa (typha latifolia), giunchi (juncus) e carici (carex).
La cannuccia è la pianta che meglio sopporta le variazioni del livello dell’acqua e si distingue dalle altre canne per le foglie lunghe e strette e per l’infiorescenza formata da una pannocchia soffice e piumosa.
La tifa invece è caratterizzata dall’infiorescenza cilindrica bruno-rossiccia che, a maturità, si disgrega disperdendo nel vento piccoli ciuffi cotonosi.

(Testo Maddalena Tommasone / ambiente@nocetum.it; foto Emmanuel Mathez)