Verso la metà del Settecento, l’allora Arcivescovo di Milano Giuseppe Pozzobonelli fece una visita nella zona e rilevò la presenza di alcuni edifici, tra i quali una Chiesa Sanctae Virginis ad Nivem e un Ossarium.

Di quest’ultimo l’arcivescovo sottolineò la sua elegantis structurae che è rimasta sino ai giorni nostri con un pronao sotto il quale si trova affrescata una Madonna con bambino. Il pronao è sorretto da due piccole colonne di granito e dietro si trova l’ossario.

A sinistra sorge la Chiesetta di Santa Maria della Neve.

Poichè all’epoca i resti degli abitanti della zona venivano sepolti nella Chiesa, l’arcivescovo volle scoprire a chi appartenessero le ossa raccolte in modo ordinato all’interno dell’ossario.

Ancora oggi quella zona è chiamata il “Prato dei Morti”, a ricordare la cosiddetta Battaglia dei Giganti che si svolse il 13 e il 14 Settembre 1515, tra gli svizzeri di Carlo V, comandati da Francesco Sforza, e le truppe di Francesco I. Fu logico pensare che quelle ossa appartenessero ai militari caduti durante quella battaglia.

Nella Cascina di Mezzano si conserva, ancora oggi, una grossa sfera di granito del diametro di  50 cm che pare fosse una palla di cannone dell’epoca.

La datazione dell’ossario non è certa, ma si pensa che sia stato costruito verso la fine del Seicento visto che nelle visite pastorali dei cardinali Carlo Borromeo (tra il 1560 e il 1584) e Federico Borromeo (tra il 1595 e il 1631) non viene affatto citato.

Della Chiesa, purtroppo, si sa molto poco. Lo stato dell’ingresso fa pensare che sia abbandonata come tutto l’antico borgo cui si accede da una strada a destra dell’ossario e dove si possono vedere solo i resti di una vita che si è trasferita altrove.

All’interno della Chiesa vi sono alcuni affreschi di pittori locali e nella nicchia sopra l’altare s’incontra una statua in gesso dipinto, raffigurante la Madonna Addolorata. Inoltre, è presente un grande quadro ad olio, di autore ignoto, che raffigura la miracolosa caduta della neve sul monte Esquilino, località in cui Papa Liberio (352-355) fece in seguito edificare la Chiesa di S. Maria Maggiore.