Mirasole era sorta come Cascina-Abbazia nella prima metà del XIII secolo, retta dall’ordine degli Umiliati, dediti alla coltivazione dei campi e alla fabbricazione di tessuti e panni di lana, con sistemi altamente innovativi per l’epoca. Carlo Borromeo soppresse l’ordine nel 1569 e donò il complesso monastico al Collegio Elvetico, che ne ebbe il possesso fino a quando Mirasole fu ceduta, nel 1797, da Napoleone Bonaparte all’Ospedale Maggiore di Milano, come ricompensa per le cure prestate ai suoi soldati.

L’edificio si presenta come una tradizionale cascina lombarda a corte, con l’ingresso a est caratterizzato da una torre. Sulla corte si affacciano gli edifici abitativi e quelli di servizio, oltre alla chiesa quattrocentesca.

Questa, dedicata a S. Maria Assunta, presenta la facciata a capanna, è ad aula unica, con abside rettilineo affrescato nella seconda metà del Quattrocento. La decorazione pittorica ha come soggetto l’Assunzione della Vergine e la SS Trinità che si accinge a incoronare la Vergine.

Sulla volta a crociera vi sono i quattro Evangelisti. Sulla parete destra della chiesa venne aperta una cappella per volontà del Mons. Marco Lanetta, che ebbe in gestione Mirasole negli anni 1575-1576. Un piccolo chiostro interno, oggi restaurato, serviva la vita monastica del complesso.

Rilanciata negli anni Ottanta, solo nell’ottobre 2013, dopo 5 secoli, l’Abbazia è tornata ad essere nuovamente abitata dai monaci: per due anni il Priorato Premostratense si è insediato qui e ha permesso la rinascita civile, culturale e religiosa del luogo, dopo un secolo in cui era stato per lo più disabitato.

Dopo solo due anni, tuttavia, i monaci hanno dovuto rinunciare e abbandonare l’Abbazia, a causa dell’esiguo numero di confratelli nella comunità monastica. Nel maggio 2016 Progetto Arca e Arché hanno vinto un bando di Fondazione Sviluppo Ca’ Granda per realizzare nel complesso abbaziale l’accoglienza di mamme con bambini in stato di fragilità e una comunità di famiglie “accoglienti”, progetti di formazione e inserimento lavorativo. Ci sarà anche un piccolo nucleo di sacerdoti che consentirà non solo le celebrazioni religiose quotidiane, ma anche la promozione di iniziative di studio e di formazione sui temi della fragilità, della marginalità e del welfare.